La dolomia colora il panorama del Cadore. Di questa pietra sono costituite le vette aguzze, aspre e dentellate, che incombono sulla Statale 51 Alemagna e fanno da cornice a tutte le Dolomiti del Bellunese. Croce e delizia, queste montagne, tanto belle quanto note assassine, essendo caratterizzate da canaloni ed estesi ghiaioni, rendono impossibile la vita oltre una certa quota e al di sotto, non difficilmente, la distruggono.
In quest’area d’Italia gli smottamenti sono fenomeni frequenti e la prossimità dei crinali ai paesi e alla strada statale fa sì che i disastri, nonostante siano preannunciati, sono sempre piuttosto dannosi. A tale condizione intrinseca nel paesaggio si unisce il cambiamento climatico, che rende instabili i terreni, li inaridisce, sbalzi climatici repentini provocano fenomeni climatici estremi che scuotono la montagna. Non per ultimo, l’innalzamento delle temperature indebolisce lo strato del permafrost riducendo la compattezza del terreno: il risultato è una serie di smottamenti di diversa gravità. La montagna slitta, scende di quota, e metaforicamente rispecchia la tendenza allo spopolamento delle zone d’alta quota in favore di un affollamento delle città di pianura: un ampio fenomeno di “scivolamento”, non solo ambientale ma anche culturale.
Tra Borca di Cadore e Cortina d’Ampezzo il panorama è costellato da numerosi smottamenti. Nel corso della residenza a Progetto Borca di Dolomiti Contemporanee ho risalito i letti delle piu rilevanti frane avvenute sul terrirorio e ho documentato gli effetti sul paesaggio, la distruzione dell’ambiente naturale e del patrimonio arboreo, già duramente in pericolo, l’incombere della montagna e il tentativo di prevenire nuovi fenomeni tramite strumentazioni scientifiche.