Dove si nasce non lo si decide, nè tantomeno si può scegliere con chi. La propria vita viene segnata da un consisente grado di arbitrarietà che ci crea e ci direziona. Le origini e l’appartenenza culturale quindi ci formano senza volerlo, ci inseriscono in un determinato linguaggio e a nostra insaputa tessono un legame, a priori rispetto alla nostra volontà. Con la crescita, poi, si può tentare di fuggire da questi schemi, si comincia una vita propria magari altrove, instaurando altre relazioni ma poi, in fondo, si torna sempre all’origine. Ma dov’è quest’origine? E’ un luogo geografico, un luogo mentale, un luogo sentimentale? Sono persone, i familiari, sono le lingue che abbiamo sentito da bambini, è il particolare colore dell’aria in una giornata estiva, gli aerei che passano sulla testa e altrove no? Verso qualcosa torniamo perchè a qualcosa apparteniamo, anche ci stenta a trovare una definizione di sè. La casa può essere radicata in un territorio, o essere proprio il territorio, oppure può essere cambiata nel tempo. Anche gli orfani, i vagabondi, i senzatetto stento a credere che non abbiano un posto del cuore. Fortuna che abbiamo un’origine, che a prescindere dal “dove” e dal “con chi” consiste in Memoria profonda da custodire e ricordi da celebrare. Un sonnecchioso paese di provincia è casa per qualcuno, una trappola geografica e culturale che a volte vince sopra l’eccentrica metropoli. Delle briglie biologiche e/o culturali alla fine sono necessarie per fare un essere umano completo.